Grande prof!
Ciao a tutti, forse qualcuno si aspetta che in questi giorni così infuocati parli delle Effe e di cosa ne penso. Meglio di no. Non ho ancora un idea precisa, sto parlando con tanti e sto leggendo i vostri post con i quali il più delle volte non sono d’accordo. Però ringrazio tutti del garbo e del modo con cui, ormai da tempo, si usa il mio blog per parlare e discutere. Ma c’è tanto astio per le persone e anche chi si professa tranquillo o equidistante in reatà fa trasparire una rabbia che non trovo giustificata. Però è solo un impressione, una sensazione. Cosa volete che vi dica in questo momento sono molto triste fortitudinamente parlando perchè è nato qualcosa prima che fosse morto l’altro e faccio fatica a vedere nel nuovo nato il fuoco che mi scalda la passione, probabilmente è l’età .
Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.
Qualcuno ricorda? Era il testo che accompagnava la campagna abbonamenti della Fortitudo Bologna lo scorso ottobre. Io su questo essere o non essere ci sto riflettendo.
Ma parliamo d’altro, ieri sera ero ai Giardini al galà dei trentanni del torneo. Con i “ragazzi” dell’Accademia: Zambo, Beppe, Ben, Serra, Costa e Righeira (quello serio); infiltrato Ciucci. In borghese io e Pizzo. Ma c’era anche Mario il Bratt e il Pozz. Per me quello vero (nel senso del Pozz), Concetto Pozzati, quello nella foto che avevo postato il 21 giugno, il mio titolare di cattedra ai tempi della scuola (il Prof mi ha dato 19 al primo esame del primo anno di pittura, evidentemente perchè è virtussino…).
Bella serata da nostalgici…c’erano i cartoloni col Ciccio che (come da prassi) ha mandato a spendere l’arbitro, il Cap con una bellissima buzza e il Nero con la classe svogliata di sempre. Bella serata. Mi è dispiaciuto un pò per gli speaker che non hanno capito l’importanza dell’essere in campo e hanno passato tutta la sera a prendere in giro la qualità della partita.
Che non c’era naturalmente.
Ma c’era una fetta di storia, in campo e intorno dove ho incrociato il Tatto, un altro di quelli che ha fatto diventare il torneo dei Giardini Margherita il più importante torneo estivo almeno del nord Italia. Se solo avessero voluto affrontare la serata sapendo chi era la gente in campo avrebbero magari prima letto il bel libro di Agal “Il campo dei miracoli” e raccontato qualche storia divertente. Molto meglio la voce di Walter che ormai va in automatico ma è sempre molto piacevole.
Nostalgia a manetta. Per la Fortitudo poi ne parliamo.
P.S.. Grazie Agal che mi ha mandato la foto e grazie a Schicchi che l’ha fatta…
soccia il “tatto”. Nino ho passato al campetto dei giardini pratiamente lo stesso tempo che ho passato in furla con i braghini della salus. Ricordo dei fine settimana in inverno, con la neve, ha spalare per lo meno lo spazio dell’area dei tre secondi, con il tatto, gia’ allora, a raccontare storie di vita bolognese o a pontificare su villalta, mauro borghese, fantin e pallacani. Avevo 15 o 16 anni e gia’ mangiavo in testa al tatto, ma il suo gancio a cielo da qualsiasi posizione resta sempre indimenticabile.
E non parliamo neppure della stagione estiva, Quei fantastici mesi fra giugno e luglio, senza basket di campionato, ma di puro basket da campetto, 4 contro 4 ai 40 palla a chi fa, dove anche il “ciuffo” diventava intrattabile perche’ cvonosceva a mermoria i segreti delle tabelle…..
Non c’e’ volta che, tornando a visitare la amata bologna,non mi faccia un giro ai giardini per andarea vedere il campetto, sedermi un poco sui gradoni a vedere un po’ di playground (che, non per voler passare per arrogante, ma si e’ intristito un bel po’).
Nostalgia a manetta….non c’e’ alcun dubbio
CIao Nino,
torno a Bologna per una settimana, ci vediamo in riunione? Mi mandi un e-mail, ho fatto una e-mail migration e mi sa che ho perso il tuo e-mail (perdonami).
Ricordati, sono Beppe di Nyc.
Ciao